DENTRO E FUORI LA TV: Il mio addio alla radio è una questione… di timing
di Gerry Bruno
Molto spesso, in questi ultimi anni, diciamo 20, attraverso i social ma non solo, mi sento chiedere in continuazione il perché non desideri più trasmettere in Radio, visto che, praticamente, fui uno dei principali fautori di quella che veniva chiamata radiofonia privata. Soprattutto per quanto riguardava le trasmissioni notturne di quel periodo pionieristico, il 1976, proprio in virtù di quella trasmissione rimasta nella storia ma, ahimè, in un corto raggio in cui il segnale debole di Radio Stramilano 102fm a stento arrivava, e che si chiamava “I Pipistrelli della notte”.
Un programma poco conosciuto, lo debbo confessare, ma anche uno dei più significativi momenti della mia lunga carriera unitamente, guarda caso, ai sette anni passati ad Antenna 3 Lombardia dove il patron Renzo Villa mi aveva dato carta bianca per tutti i programmi che in seguito avrei condotto dal 1981 al 1987, giorno del passaggio di proprietà ad “Espansione TV” in concomitanza con la fine della libertà.
Libertà di espressione, di linguaggio, dei ‘timing’, soprattutto questi ultimi, che davano all’artista il modo di potersi esprimere come meglio credeva con i suoi tempi artistici e non con quelli stretti ‘commerciali’. Quelli che anche la Radio, in quegli anni precedenti mi aveva dato e che, non a caso, furono in seguito il mio lasciapassare per l’ingresso nella più grande e prestigiosa Radio di Milano, ma credo anche d’Italia: Radio Milano International 101fm.
Era il 1977 e malgrado, ma si fa per dire, dovessi in quel periodo farmi in quattro per continuare a fare il mio primario lavoro, quello di comico-cantante-fantasista con una star mondiale, Sacha Distel, in lunghe tournée in ogni dove, riuscii in totale libertà ad assolvere i miei compiti in entrambi i casi, con qualche rara assenza durante certi periodi in cui comprensibilmente non avrei potuto rifiutare delle lunghe assenze dovute a tour in Polinesia (Tahiti) o in Brasile, nelle sue bellissime capitali: Rio, S.Paolo, Brasilia, Manhaus e Belém…
Ecco perché, anni dopo, anche quelli passati in uno studio a “cassettizzare” (che brutta parola) programmi per T.I.R. (Top Italia Radio) che raggiungevano 100 città d’Italia il giorno dopo la registrazione, decisi che forse era finita l’era della libertà.
Quella di non poter più fruire del tempo per potersi esprimere con la voce e con il cuore, più che con i contenuti pubblicitari, con tempi strettissimi al secondo (e sì che con la Cera Grey con i Brutos ne fummo 15 anni prima proprio i promotori di quei timing, ma li si trattava di Tv e non di Radio) non dandoti così più il modo di poter essere te stesso con le tue sfumature o, perché no, visto che essendo anche un attore comico, con qualche tuo piccolo episodio colorito di vita vissuta in tutto il mondo.
Ingaggiato anni dopo ad RTL con altri DJ famosi sulla piazza di Milano, ma già star in campo nazionale, mi resi conto dopo solo due mesi che, l’esperimento voluto dall’editore, l’unire in un turnover le dieci migliori voci di Milano per l’etere notturno, per me non avrebbe più avuto seguito. Da allora, a malincuore, lo devo ammettere, la Radio mi manca. Mi manca soprattutto non perché, il primo amore non si scorda mai (Radio-dipendente sin dal 1946 data del dopoguerra) ma perché
non posso più mettere a disposizione il mio ‘know-how’ riguardo la musica, quella che mi ha tenuto compagnia per oltre 70 anni.
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